E’ possibile che un qualcosa non ti sia di alcun interesse per tanti anni, poi diventi quasi indispensabile nella tua vita? A me e’ successo, il teatro. il teatro e’ entrato nella mia vita per una serie di circostanze che ora, a distanza di anni, non riesco nemmeno ricordarle tutte, anzi alcune, a raccontarle potrebbero sembrare frutto della mia fantasia. L’interesse che riservavo a questa forma d’arte e’ stato, per tanti anni, marginale, gli preferivo il ballo e successivamente il canto nel coro della parrocchia di Cittanova, da dove tutto cominciò. Credo fosse l’anno 2006 quando fummo, noi abitanti dell’antica frazione di San Dona’, contattati da Adriana Perissinotto, già regista ed attrice della “filodrammatica Don Bosco” di Francesco Battistella, divenuta successivamente” Gruppo Teatrale Amici di Cesco”, in quanto voleva rimettere in scena dopo 25 anni dalla prima, la commedia tratta dai racconti della poetessa Lisa Davanzo “ a fameja dei finoti” e le parve che la comunità di Cittanova, per il loro ancora saldo legame con le tradizioni, fossero adatti a rievocare i protagonisti di quei tempi. Adriana cercava tra di noi interpreti in svariati ruoli anche senza specifica esperienza attorale. - mi no! mi … no! mi …….. va ben! Fu così che mi ritrovai di colpo catapultata in un mondo tanto fantasioso quanto reale, facemmo solo due o tre repliche ma nonostante l'ansia e la paura, qualcosa in me si destò. finita quella breve esperienza, ritornai alle mie passioni di sempre; famiglia, lavoro, ballo ed il coro. Qualche anno dopo, complice mia sorella Antonella che già faceva parte del Gruppo Teatrale Amici di Cesco, mi fu chiesto se avessi voluto interpretare una piccola parte in una commedia che stavano preparando “el boteghin dei sogni”. Il titolo mi piacque subito ma, memore della paura e dell’ansia che mi attanagliò tutte le volte che salii' sul palcoscenico durante "a fameja dei finoti" subito dissi di no, poi ni, poi si. Così aiutata da Antonella e dal gruppo stesso ripresi questa attività ed a poco a poco la paura e l’ansia lasciarono il posto all’entusiasmo. La prima parte significativa si presentò un paio di anni fa’ con la serva Menega in "Nissun va al Monte" ma tanta era la paura e l’agitazione che in scena, durante le prime prove, balbettavo. Il regista credendo fosse una interpretazione voluta si dichiarò contento e soddisfatto e mi promosse (ora leggendo questa, capirà il fatto!) Non solo il salir sul palco ora mi emoziona, ma tutto ciò che ruota intorno al teatro; la preparazione del personaggio, i costumi, l’allestimento,le risate del pubblico e perché no, gli applausi unica ricompensa alle nostre fatiche. Ora vado a studiare, Jole “la lavandera” di 1-x-2 mi aspetta. Elda.